Spese di spedizione € 7,90 - Gratuite per ordini superiori a € 90
Siamo orgogliosi di fornirti semi 100% non OGM di altissima qualità. Ci prendiamo molta cura nella fornitura di semi ottenuti da una rete di coltivatori accuratamente selezionati con cui siamo lieti di collaborare ormai da lungo tempo.
Res Botanica non ha mai comprato o venduto semi geneticamente modificati (OGM) e non abbiamo intenzione di farlo in futuro. Siamo un'azienda non OGM. Promettiamo di fornirti i semi di cui hai bisogno per un giardino sicuro, bello e prosperoso.
Sebbene spesso siano anche biologici, i semi "heirloom" non devono esserlo. In molti casi, le piante antiche soddisfano le linee guida del National Organic Program dell'USDA perché sono generalmente coltivate da orticoltori su piccola scala che hanno adottato pratiche di agricoltura biologica.
Cosa è un seme "heirloom" (traducibile con "cimelio")
L'ipotesi che abbiamo scelto di seguire nella scelta delle piante presenti in questo sito (l'eccezione è data da alcuni cimeli selezionati per particolare valore botanico o per la loro affascinante storia) propone che la cultivar, per essere considerata "heirloom", deve avere più di 100 anni. Altre teorie propongono 50 anni e altre ancora preferiscono la data del 1945, che segna la fine della seconda guerra mondiale e all'incirca l'inizio dell'uso diffuso di ibridi da parte di coltivatori e aziende sementiere.
Molti considerano il 1951 l'ultimo anno in cui una pianta potrebbe essere stata selezionata ed essere ancora chiamata "cimelio", poiché quell'anno segna l'introduzione diffusa delle prime cultivar ibride (fu negli anni '70 che i semi ibridi iniziarono a proliferare nel commercio).
Un altro modo per definire le cultivar "cimelio" è usare la definizione di tale parola nel suo senso più vero: secondo questa interpretazione, un vero cimelio è una cultivar che è stata coltivata, selezionata e tramandata da un membro della famiglia all'altro per molte generazioni anche se poi una società di semi lo ha ottenuto e introdotto in commercio.
Indipendentemente dall'interpretazione specifica, la maggior parte delle autorità concorda sul fatto che i "cimeli", per definizione, devono essere "open pollinated" (a impollinazione aperta) oppure possono anche essere cultivar a impollinazione aperta che sono state coltivate e stabilizzate utilizzando pratiche di selezione classiche.
È generalmente accettato che nessun organismo geneticamente modificato (OGM) possa essere considerato una cultivar antica.
Prima dell'industrializzazione dell'agricoltura, veniva coltivata una varietà molto più ampia di alimenti vegetali per il consumo umano, in gran parte grazie agli agricoltori e agli orticoltori che conservavano semi e talee per la coltivazione futura. Dal XVI secolo fino all'inizio del XX secolo la diversità era enorme: i cataloghi dei vivai erano pieni di prugne, pesche, pere e mele ottenute da numerose cultivar e i cataloghi delle ditte sementiere offrivano altrettanto. Dalla seconda guerra mondiale, l'agricoltura nel mondo industrializzato è consistita principalmente in colture alimentari coltivate in grandi monocolture spesso selezionate per la loro produttività e la loro capacità di maturare allo stesso tempo (resistendo alla raccolta meccanica e al trasporto) così come per la loro tolleranza alla siccità, al gelo o ai pesticidi. Questa forma di agricoltura ha portato a un calo del 75% della diversità genetica delle colture.
Nel Regno Unito e in Europa, si pensa che molte cultivar storiche (forse oltre 2.000) siano andate perse dagli anni '70, quando furono approvate le leggi CEE (ora UE) che rendevano illegale la vendita di qualsiasi cultivar non presente nell'elenco nazionale dei paesi CEE. Pertanto furono introdotti severi test per valutare, che valutano "distinzione", "uniformità" e "stabilità". Il punto critico è stato che alcune cultivar non sono necessariamente uniformi da pianta a pianta o addirittura all'interno di una singola pianta. La "distinzione" è stata un problema, inoltre, perché molte cultivar hanno diversi nomi, forse provenienti da aree o paesi diversi (ad esempio, la cultivar di carota 'Long Surrey Red' è anche conosciuta come 'Red Intermediate', 'St. Valery' e 'Chertsey'). Tuttavia, è stato accertato che alcune di queste che sembrano simili sono in realtà piante diverse.
Un altro problema è stato il fatto che è un po' costoso registrare e poi mantenere una cultivar in un elenco nazionale. Pertanto, se nessun orticoltore o fornitore di semi pensa che venderà bene, nessuno lo manterrà in una lista e quindi il seme non verrà riprodotto da coltivatori di semi commerciali.
Un'alternativa a livello mondiale è quella di presentare questo tipo di "heirloom" a una banca dei semi, una specie di archivio pubblico che a sua volta mantiene e distribuisce queste risorse genetiche a chiunque le utilizzi in modo appropriato. In genere, gli usi approvati sono la coltivazione, lo studio e a volte l'ulteriore distribuzione: con l'intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico e l'aumento della popolazione mondiale, viene prestata maggiore attenzione alle piante antiche come un modo per ripristinare la diversità genetica e nutrire una popolazione in crescita, salvaguardando l'approvvigionamento alimentare di diverse regioni. Le piante "cimelio" specifiche vengono spesso selezionate, salvate e piantate di nuovo a causa delle loro prestazioni superiori in una particolare località. Nel corso di molti cicli colturali queste piante sviluppano qualità di adattamento uniche al loro ambiente che danno potere alle comunità locali e possono essere vitali per mantenere le risorse genetiche del mondo.
Cosa è l’impollinazione aperta ("open pollination")
Il termine si riferisce generalmente a semi che "si riproducono" (in inglese "breed true"). Quando le piante di una cultivar a impollinazione libera si autoimpollinano o vengono impollinate da un'altra pianta della cultivar, i semi risultanti produrranno piante più o meno identiche. Una delle sfide nel mantenere una cultivar a impollinazione aperta è evitare l'introduzione di polline da cultivar diverse. In base a quanto tendenzialmente il polline della pianta tende a disperdersi, può essere controllato a vari livelli da serre, isolamento dei campi o altre tecniche.
Un secondo uso del termine "impollinazione aperta" si riferisce all'impollinazione da parte di insetti, uccelli, vento o altri meccanismi naturali. Poiché non ci sono restrizioni al flusso di polline tra gli individui, le piante a impollinazione aperta sono geneticamente più diverse. Ciò può causare una maggiore quantità di variazione all'interno delle popolazioni vegetali, che consente alle piante di adattarsi lentamente alle condizioni di crescita locali e al clima di anno in anno. Finché il polline non viene "condiviso" all'interno della stessa specie, il seme prodotto rimarrà fedele al tipo anno dopo anno.
Vale la pena notare che le cultivar a impollinazione aperta sono intrinsecamente geneticamente variabili, ogni pianta è leggermente diversa da ogni altra pianta, anche se isolata dal polline di un'altra cultivar. Questa sottile variazione consente l'adattamento e consente alla pianta di rispondere a diverse condizioni di crescita fornendo un'importantissima diversità genetica.
Proprio per questi motivi è importante distinguere tra impollinazione aperta e ibrido F1: l'ibridazione può avvenire naturalmente attraverso incroci casuali, ma il seme ibridato disponibile in commercio, spesso etichettato come F1, viene deliberatamente creato per allevare un tratto desiderato. Anche la prima generazione di un incrocio di piante ibridate tende a crescere meglio e a produrre rese più elevate rispetto alle varietà parentali a causa di un fenomeno chiamato "vigore ibrido". Tuttavia, qualsiasi seme prodotto da piante di F1 è geneticamente instabile e non può essere conservato per l'uso negli anni successivi. Non solo le piante non saranno fedeli al tipo, ma saranno notevolmente meno vigorose. Gli orticoltori che utilizzano cultivar vegetali ibride devono acquistare nuovi semi ogni anno.
Mentre gli ibridi hanno i loro vantaggi, la scelta di varietà a impollinazione aperta conserva la diversità genetica degli ortaggi e previene la perdita di piante uniche che vanno difese per porre un freno alla diminuzione della biodiversità agricola. Inoltre, concentrarsi sulle cultivar antiche crea una connessione storica con la produzione alimentare, costruendo un futuro più sostenibile.
Patate
Un discorso a parte deve essere fatto in merito a questi tuberi che abbiamo deciso di inserire in catalogo puramente perchè alcune di esse sono un vero e proprio "tesoro botanico" (di grande valore nella storia umana) che pensiamo valga la pena essere conosciuto, protetto e coltivato. Come detto Res Botanica crede fermamente nel preservare la biodiversità e la sicurezza alimentare predilegendo semi cimelio e a impollinazione aperta ma nel caso delle patate dobbiamo attuare una "sospensione" di questo baluardo.
Quando le patate vengono propagate per talea, ogni generazione successiva è un clone genetico dei suoi genitori, portando con sé tutti i punti di forza e di debolezza ereditati da loro. La coltivazione di patate cimelio presenta problemi speciali per l'appassionato perché le vecchie cultivar non sono resistenti alle malattie come quelle moderne (quelle precedenti l'avvento della peronospora negli anni '40 dell'Ottocento si trovano solo in banche genetiche o in speciali collezioni botaniche). Le selezioni del XIX secolo sviluppate negli anni 1850 e 1860 da ceppi messicani o sudamericani rappresentano le più antiche attualmente disponibili per gli orticoltori: la più nota tra queste è la cv. 'Garnet Chili' (cfr. storia più sotto) da cui sono state selezionate molte delle principali cultivar di patate americane del periodo.
Proprio relativi a quel periodo sono ben noti il massiccio fallimento dei raccolti di patate in Europa e le loro ripercussioni storiche di carestia e sfollamento umano. Anche le ragioni di questo disastro sono ben comprese e forniscono uno degli argomenti più forti possibili per preservare la diversità genetica in tutti gli esseri viventi, per quanto questa tesi possa essere inascoltata. Le patate coltivate nel XVIII e all'inizio del XIX secolo discendevano tutte da una piccola manciata di introduzioni strettamente correlate e quando la Phytophthora infestans colpì, nessuno di questi vecchi tipi era resistente ad essa, determinando una catastrofe specialmente in Irlanda (caratterizzata da coltivazioni della cv. 'Irish Lumper') ma anche in altre zone d'Europa seppur in misura ridotta.
Gli aspetti genetici come li intendiamo ora non erano pienamente chiari nel XIX secolo, ma gli orticoltori si resero conto che le piante erano incapaci di resistere a determinate fitopatologie. Il Florist and Horticultural Journal (1854, 163-66) pubblicò un editoriale sulla "malattia del 1846" in cui si sosteneva che coltivare patate dai tuberi era innaturale perché aggirava la fase del seme, perpetuando così le debolezze rendendole più "fisse" e immutabili”. Questa realizzazione portò a incrociare le vecchie tipologie di patate con quelle selvatiche più rustiche provenienti dal Messico e dal Sud America: questa sperimentazione tra gli anni 1850-1860 ha portato a molte delle patate cimelio più popolari del XIX secolo (la cv. 'Early Rose' si distingue come una delle più famose e commercialmente importanti).
Un altro esempio a questo proposito è sicuramente la cultivar 'Garnet Chili', uno dei "grandi antenati" delle moderne cultivar di patate coltivate in Nord America e presente anche nel pedigree (un diagramma che descrive le relazioni biologiche tra un organismo e i suoi antenati) di molte cultivar europee. Nell'estate del 1842 gli agricoltori di Philadelfia subirono una disastrosa e inspiegabile perdita del loro raccolto di patate. L'estate successiva la misteriosa fitopatologia riapparve e si diffuse in tutto il New England ma fu solo successivamente che si propose di risolvere il problema reintroducendo "patate autoctone vigorose" dal Sud America da incrociare con quelle americane.
Nel 1850 Chauncey Goodrich, un ministro episcopale nello stato di New York, ottenne diverse cultivar di patate dal Cile tramite un contatto presso l'ambasciata americana a Panama. Una delle cultivar era etichettata come 'Rough Purple Chili'. Non si sa quali ceppi Goodrich abbia incrociato con 'Rough Purple Chili', ma nel 1853 aveva una patata come nessun altro: la 'Garnet Chili' era una patata vigorosa che offriva abbondanti raccolti di grandi tuberi rotondi a polpa bianca di "eccellente qualità".
La nuova patata fu un successo immediato e in breve tempo Albert Bresee, un altro coltivatore di patate, selezionò una sfilza di altre cultivar utilizzando 'Garnet Chili' come ceppo madre.
Lo sviluppo del fingerprinting del DNA ha permesso ai ricercatori di tracciare la straordinaria storia della genetica della patata dal lavoro di Goodrich nel 1850 fino a epoca recente. La patata 'Garnet Chili' è significativamente correlata a oltre 150 cultivar di patate ora coltivate in Nord America ed Europa. In breve, il lavoro di Chauncey Goodrich nel suo orto ha determinato una base genetica per quasi tutte le "patate moderne" coltivate oggi.