Spese di spedizione € 7,90 - Gratuite per ordini superiori a € 90
Brassica oleracea L. var. gemmifera DC., Syst. Nat. 2: 585 (1821) - Brassicaceae Burnett, nom. cons.
Nonostante alcune teorie asserite dagli studiosi non siano chiare e non siano documentate con soddisfazione, sembra che il cavolo da cui è cominciato il lungo lavoro di selezione che ha portato alla pianta che conosciamo oggi fosse probabilmente conosciuto e coltivato già nell'antica Roma. Resta comunque il fatto che i "cavoletti di Bruxelles" sembra siano stati coltivati per la prima volta nel nord Europa durante il V secolo d. C. e successivamente nel XIII secolo vicino a Bruxelles (da cui deriva il loro nome, tanto che le norme di mercato di Bruxelles già nel 1213 sembrano menzionarli). Alcuni autori fanno riferimento alla possibilità che fossero conosciuti in epoca classica, citando riferimenti documenti sulle feste di matrimonio a Lille nel XV secolo. Il primo riferimento scritto risale intorno al 1587, periodo in cui ebbero una grande popolarità nei Paesi Bassi meridionali, per poi essere conosciuti e coltivati in tutte le zone più fredde del Nord Europa: una delle teorie più accreditate asserisce che intorno al 1685 nei dintorni di Saint-Gillois (attuale Saint Gilles) sia stato selezionato un nuovo ibrido di cavolo che si coltivava verticalmente e dalla resa molto redditizia. Questa nuova coltivazione occupò rapidamente vaste zone coltivate tanto da far guadagnare agli abitanti del piccolo paese il soprannome di "Bruxelles Kuulkappers" (tagliatori di cavoli). Questo ibrido fu introdotto in coltivazione in Francia nel 1815 e in Inghilterra nel 1884.
Un'altra teoria accreditata asserisce che l'origine sia il risultato di una mutazione del cavolo verza (Brassica oleracea L. var. sabauda L.) da cui sono sorti due tipi principali di piante di cavoletti di Bruxelles: quella alta (50 cm - 1 m) e quella più corta (50 cm). Si trova citata in Plain and Easy Introduction to Gardening di Charles Marshall (1796) così come nel Modern Cookery di Eliza Acton (1845) in cui descrive la maniera per cucinarli e servirli in "modo belga", bolliti e con burro fuso.